La carrozza del Gran Ciambellano Fiorentino, era diretto verso il Palazzo Ducale Veneziano. Il sole si coricava alle sue spalle in un grigio cielo autunnale striato di nubi leggere. Un ultimo raggio cadeva sul viale, tingendo di rosso la fila delle immobili carrozze. I bagliori dorati rendevano brillanti le filettature paglierine del calesse, riflettendo nei pannelli scuri alcune immagini del paesaggio circostante.
Più in alto brillavano i bottoni di rame dei soprabiti del cocchiere e dello staffiere, che, in livrea blu scura, calzoni color mastice e panciotto a righe nere e gialle, sedevano rigidi e impazienti, non adirandosi neppure per il numeroso ingorgo di carrozze che circolavano nella Serenissima.
Soltanto i cavalli, una superba coppia di bai, soffiavano impazienti.
- Guarda Eleonora! - Disse Massimo - Il Palazzo ducale veneziano!- Eleonora, la sua compagna di viaggio, si sollevò leggermente, aprendo lievemente le palpebre e sorrise. Risvegliata dal triste sogno che la rendeva silenziosa, Eleonora guardava protesa in avanti. Indossava un leggero mantello di panno bianco con risvolti di velluto color malva, su un abito di seta pure malva, a tunica, guarnito di gale pieghettate; l'insieme era di disinvolta eleganza. Un minuscolo cappellino, guarnito di un ciuffo di rose del bengala, copriva i suoi capelli chiari dai riflessi fulvi. Con le palpebre strette e la pura fronte solcata da una ruga, continuava a guardare. Poi per vedere meglio, prese il binocolo da uomo e portandolo agli occhi, senza appoggiarlo al naso, esaminò a lungo, con grande calma quel lussuoso Palazzo.
-Mi fermi qui- Disse il Ciambellano al Cocchiere e così salutando la Madam, ordinò a Maxime, il cocchiere, di condurre Eleonora a Padova.
Arrivato all'usciuo del palazzo si respirava aria leggera, ma si sentiva in continuo ronzio delle persone che passeggiavano nelle vie adiacenti.
-Siamo Massimo Euraclio Morosini, Cavaliere di Torre Gaurdiola e Generale di Firenze, in qualità di Gran Ciambellano Fiorentino, attendiamo Sua Eccellenza Veneziana.-
Esordì così alle due Guardie.
Più in alto brillavano i bottoni di rame dei soprabiti del cocchiere e dello staffiere, che, in livrea blu scura, calzoni color mastice e panciotto a righe nere e gialle, sedevano rigidi e impazienti, non adirandosi neppure per il numeroso ingorgo di carrozze che circolavano nella Serenissima.
Soltanto i cavalli, una superba coppia di bai, soffiavano impazienti.
- Guarda Eleonora! - Disse Massimo - Il Palazzo ducale veneziano!- Eleonora, la sua compagna di viaggio, si sollevò leggermente, aprendo lievemente le palpebre e sorrise. Risvegliata dal triste sogno che la rendeva silenziosa, Eleonora guardava protesa in avanti. Indossava un leggero mantello di panno bianco con risvolti di velluto color malva, su un abito di seta pure malva, a tunica, guarnito di gale pieghettate; l'insieme era di disinvolta eleganza. Un minuscolo cappellino, guarnito di un ciuffo di rose del bengala, copriva i suoi capelli chiari dai riflessi fulvi. Con le palpebre strette e la pura fronte solcata da una ruga, continuava a guardare. Poi per vedere meglio, prese il binocolo da uomo e portandolo agli occhi, senza appoggiarlo al naso, esaminò a lungo, con grande calma quel lussuoso Palazzo.
-Mi fermi qui- Disse il Ciambellano al Cocchiere e così salutando la Madam, ordinò a Maxime, il cocchiere, di condurre Eleonora a Padova.
Arrivato all'usciuo del palazzo si respirava aria leggera, ma si sentiva in continuo ronzio delle persone che passeggiavano nelle vie adiacenti.
-Siamo Massimo Euraclio Morosini, Cavaliere di Torre Gaurdiola e Generale di Firenze, in qualità di Gran Ciambellano Fiorentino, attendiamo Sua Eccellenza Veneziana.-
Esordì così alle due Guardie.